• it

Il nostro silenzio

 

Cari amici di Zelda,
(vi chiamiamo tutti amici e non clienti, collaboratori, spettatori in virtù del legame che si è creato con voi in questi anni) vi scriviamo queste righe per spiegare il motivo del nostro silenzio in queste settimane.

Ovviamente ci siamo domandati se fosse il caso di condividere online foto, video, performance relativi alla nostra attività: “altrimenti ci dimenticano”, suggerisce qualcuno.
 Molte compagnie lo stanno facendo con spettacoli e contributi talvolta eccellenti.

Tuttavia abbiamo deciso di non farlo; ci pareva indelicato parlarvi di “noi” in un momento in cui questo “noi” è, forzatamente, un “io” di fronte a uno schermo; sarebbe stato più un
 “trasmettere” che un “comunicare”, come ci ha insegnato Danilo Dolci.

In questo mese ci siamo interrogati su questo “noi” sul teatro, sul nostro lavoro e sul ruolo della cultura, senza la quale questa quarantena sarebbe stata, per molti, del tutto simile ad una condanna.

Ci siamo resi conto che, per oltre dieci anni, abbiamo costruito assieme a voi progetti, percorsi formativi, spettacoli.
Non “per voi”, ma “con voi”. Non vi abbiamo mai considerato clienti, ma partner. 
Oltre a un rapporto lavorativo c’è sempre stato anche un coinvolgimento emotivo, con tutti i risvolti, sia positivi che negativi, che un rapporto di questo tipo può avere.

Abbiamo così compreso che “noi”, senza di “voi”, non siamo nulla. 
Senza il contatto fisico, immediato (e perciò non mediato), senza coinvolgimento, noi non abbiamo senso.

Certo, anche adesso stiamo studiando, scrivendo, creando. Lavoriamo, senza guadagnare, come del resto molti altri.
 Se sarà necessario, in futuro, modificheremo il nostro modus operandi, ma senza rinunciare a quel contatto che è il fulcro del nostro lavoro.

Per questo aspetteremo che quella distanza fra noi e voi sia di nuovo colmabile, che si possa tornare ad abbracciarci, a darci la mano.

In questo silenzio, non ci dimentichiamo di voi.
E siamo certi che nemmeno voi ci dimenticate.

Semplicemente ascoltiamo e aspettiamo, proprio come si attende un suono familiare che annunci un ritorno, nella speranza di riabbracciare un amico.

Filippo Tognazzo
per Zelda – compagnia teatrale professionale

2020-09-16T11:13:36+00:00
X